Francesco Montorsi

Enciclopedia

Sento contestare l’utilità del PSA in quanto spesso identifica un tumore prostatico destinato a non creare nessun danno al paziente e che quindi era meglio lasciare li dov’era.

Il problema non si risolve suggerendo di non fare il PSA. La verità che io ho imparato nella mia pratica clinica, vedendo in ambulatorio ogni giorno tanti pazienti con malattie prostatiche, è che chi muore oggi per tumore della prostata quasi sempre ha avuto una diagnosi fatta tardi. Molti di questi pazienti mi chiedono: “perché nessuno mi ha detto di fare il PSA prima? Avrei potuto curarmi in tempo!”. Questi dialoghi sono spesso strazianti.
É vero che il PSA non è in grado da solo di segnalarci i cancri più’ brutti, quelli cioè che necessitano di essere aggrediti immediatamente. Il PSA segnala anche la presenza di tumori molto piccoli che, ad esempio nei pazienti anziani che hanno di per sè una aspettativa di vita non lunghissima, possono essere solamente sorvegliati senza fare nessuna cura. Sottolineo ancora la necessità di rivolgersi allo specialista competente il quale dovrà valutare: aggressività del tumore, età e condizioni fisiche generali del paziente. Sulla base di questi parametri si devono valutare le possibili opzioni terapeutiche: sorveglianza attiva, radioterapia, chirurgia robotica, terapia medica