Gentile Paziente,
le procedure diagnostiche e le visite specialistiche alle quali è stato sottoposto hanno permesso di diagnosticare la presenza di una stenosi del giunto pielo-ureterale.
Cos’è la Sindrome del Giunto Pielo-Ureterale?
L’ostruzione del giunto pielo-ureterale è molto probabilmente la più comune anomalia congenita a carico dell’uretere, ed è in grado di determinare una significativa riduzione nel trasporto di urina dalla pelvi renale all’uretere. Non sempre è possibile evidenziare la causa di questa ostruzione; oltre alle cause congenite, ci sono quelle acquisite tra cui bisogna annoverare la calcolosi, le stenosi post-operatorie o su base infiammatoria, le neoplasie uroteliali, i rapporti anomali con le arterie renali e le ostruzioni da cause estrinseche.
Questa patologia può essere completamente asintomatica, oppure presentarsi con dolore al fianco, vomito e, alle volte, ematuria ed infezioni delle vie urinarie. Nel caso la malattia risultasse mal controllata, alcuni pazienti possono sviluppare calcoli, dilatazione della via escretrice (idronefrosi) o pressione arteriosa alta (ipertensione).
Le indicazioni all’intervento chirurgico includono pertanto la presenza di sintomi associati all’ostruzione, la riduzione della funzionalità renale globale o ipsilaterale alla stenosi e la presenza di ipertensione arteriosa. L’obiettivo principale dell’intervento è la guarigione o il miglioramento dei sintomi e la preservazione o il miglioramento della funzionalità renale.
In preparazione all’intervento è importante aver eseguito una urografia ed una cistografia retrograda e minzionale. La nostra U.O. di Urologia dispone quotidianamente di 7 sale operatorie per far fronte alle esigenze di tutti i nostri pazienti; nonostante l’alto numero d’interventi che vengono eseguiti ogni giorno, Lei verrà posto in lista di ricovero e quindi potrà passare qualche mese tra la candidatura all’intervento e l’intervento stesso.
Il tempo di attesa può essere diverso da paziente a paziente e ogni singolo ingresso viene sempre deciso dal Direttore della nostra Unità Operativa. Un mese prima del ricovero, verrà contattato telefonicamente dalla nostra Segreteria di Urologia (settore Q piano terra, telefono 02/2632.2403, 02/2643.2299) e Le sarà comunicato il giorno in cui dovrà recarsi a digiuno presso l’Ambulatorio Prericoveri (Settore B Linea Arianna piano -1) per eseguire, nell’arco di una giornata, i seguenti accertamenti:
- Visita Urologica (verifica delle possibili procedure terapeutiche da attuare; compilazione della cartella clinica; spiegazione ed eventuale compilazione del consenso informato)
- Esecuzione degli esami preoperatori (esami del sangue, elettrocardiogramma, eventuale radiografia del torace)
- Visita Anestesiologica (verifica delle diverse modalità di somministrazione della anestesia – spinale o generale, compilazione del cartellino anestesiologico, spiegazione e compilazione del consenso informato)
In sede di Visita Pre-Ricovero Le chiediamo di segnalarci tutta la Sua terapia domiciliare cronica abitualmente assunta, ed in particolare l’eventuale assunzione di farmaci ad azione antiaggregante (Aspirinetta, Ascriptin, Ibustrin, Plavix, Ticlopidina, Tiklid, o similari) oppure farmaci anticoagulanti (Coumadin, Sintrom, o similari), che devono essere rigorosamente sospesi 10 giorni prima dell’intervento sotto il controllo del Medico Curante, ed eventualmente sostituiti con terapia a base di eparina a basso peso molecolare. In base ai referti degli esami sopra descritti e/o in base all’esito della Visita Urologica e/o Anestesiologica potranno essere indicati ulteriori nuovi accertamenti clinici e/o strumentali che verranno programmati successivamente, ma comunque prima del ricovero; una volta eseguiti, il Paziente verrà rivalutato dallo Specialista al fine di definire la idoneità finale all’intervento chirurgico. Entro un mese dalla visita del pre-ricovero la nostra Segreteria Le comunicherà telefonicamente la data di ingresso presso il nostro Reparto (U.O. di Urologia, settore Q, 5^ piano).
La durata del ricovero sarà di circa una settimana; al termine della degenza le verrà consegnata una lettera di dimissione con le indicazioni per la prima visita urologica ambulatoriale con la medicazione della ferita e le eventuali terapie da assumere al domicilio.
Inoltre, a tre mesi dall’intervento chirurgico verrà richiesta una ecografia dell’apparato urinario, mentre a 12 ed a 24 mesi verrà richiesta una scintigrafia renale con DMSA, di modo da poter valutare la funzionalità renale.
Preparazione all’Intervento di Plastica del Giunto Pielo-Ureterale
Gentile paziente, alleghiamo qui di seguito alcune nozioni riguardanti l’intervento chirurgico al quale sta per essere sottoposto e alcuni consigli pratici sul Suo decorso post-operatorio.Nella nostra U.O. uno Specialista Urologo è sempre presente ed eventualmente reperibile per le urgenze, pertanto se dovesse avere la necessità di contattarlo in seguito all’intervento da Lei eseguito potrà farlo telefonando al Reparto di Urologia.
Intervento
Anestesia
Esistono due tipi di anestesia potenzialmente utilizzabili per questo tipo di intervento.Quando le condizioni generali del paziente lo permettono la anestesia viene eseguita per via “loco-regionale”, cioè mediante l’iniezione dell’anestetico a livello della colonna vertebrale (scientificamente definita come iniezione spinale). Alla anestesia loco-regionale viene a volte associata una sedazione. Questo tipo di anestesia è caratterizzata da minore perdita ematica durante l’intervento chirurgico oltre che da una minore frequenza di trombosi degli arti inferiori o di embolia polmonare.
Qualora le condizioni del paziente non permettessero l’esecuzione di questo tipo di anestesia si preferirà eseguire un’anestesia generale tradizionale.
Cenni di tecnica chirurgica
A causa della variabilità anatomica interindividuale non esiste una procedura chirurgica che possa essere adottata in tutti i casi. Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, il risultato finale è la creazione di un giunto pielo-ureterale di calibro adeguato. L’intervento viene sempre eseguito in anestesia generale.
L’approccio extraperitoneale, sul fianco, permette una eccellente esposizione della pelvi renale. Si esegue attraverso una piccola incisione di circa 5-10 cm di lunghezza.
A causa della variabilità anatomica interindividuale non esiste una procedura chirurgica che possa essere adottata in tutti i casi. Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, il risultato finale è la creazione di un giunto pielo-ureterale di calibro adeguato. L’intervento viene sempre eseguito in anestesia generale.
L’approccio extraperitoneale, sul fianco, permette una eccellente esposizione della pelvi renale. Si esegue attraverso una piccola incisione di circa 5-10 cm di lunghezza.
Attualmente l’intervento maggiormente praticato è la pieloplastica che prevede:
- nel caso di calcolosi, una incisione a livello del giunto pielo-ureterale ed una adeguata pulizia;
- nel caso di stenosi, la asportazione del segmento ristretto ed una successiva plastica di ricostruzione dell’uretere;
- nel caso un vaso comprima il giunto pielo-ureterale, la sezione dell’uretre, il retroposizionamento del vaso, ed infine la plastica.
In tutti i casi, la sutura dell’uretere viene eseguita a punti staccati, con un filo riassorbibile. In alcuni casi, può essere inserito un tutore ureterale a protezione, che verrà successivamente rimosso nell’arco di alcune settimane. Infine, viene posizionato un tubo di drenaggio tipo Penrose che serve a monitorare un eventuale sanguinamento o uno stravaso di urine. Le indicazioni cliniche al posizionamento di stent o nefrostomie intraoperatoriamente sono variabili e dipendenti dal chirurgo operatore. Uno stent ureterale interno viene rimosso 4-6 settimane dopo l’intervento. L’utilizzo di stent garantisce vantaggi nel post-operatorio, tra cui una diminuzione degli eventuali stravasi urinari nel punto di riparazione chirurgica e della fibrosi (cicatrizzazione esuberante) secondaria, oltre che una rimozione precoce del drenaggio.
Approccio laparoscopico
In mano di esperti chirurghi laparoscopisti, questo intervento si traduce in un equivalente risultato chirurgico. Questa procedura si avvale dell’utilizzo di 4-5 “tubi rigidi”, del diametro di circa 2cm, che vengono inseriti nell’addome del paziente e che consentono la visione del campo operatorio e l’utilizzo di strumenti chirurgici in maniera sovrapponibile a quanto si fa nella chirurgia a cielo aperto. Non tutti i pazienti possono però essere sottoposti a questo tipo di procedura.
Controindicazioni: presenza di esiti di peritonite o di processi aderenziali legati a patologia infiammatoria o a pregressi intervento chirurgici sulla cavità addominale; paziente obeso.Gestione post-operatoria Il tubo di drenaggio viene di solito rimosso 24-48 ore dopo l’intervento. Il catetere nefrostomico, qualora ci sia, viene generalmente rimosso 7-10 giorni dopo l’intervento, previo esame contrastografico di controllo. Il tutore ureterale, anch’esso qualora presente, viene rimosso 30 giorni dopo l’intervento chirurgico.Una terapia antibiotica viene proseguita per 10 giorni dopo la procedura chirurgica. Il paziente viene dimesso in terza – quarta giornata postoperatoria e torna ambulatoriamente per rimuovere l’eventuale tubo di drenaggio o stent ureterale ambulatoriamente. Complicanze Nel caso si verifichi uno stravaso di urine, il drenaggio ed il tutore interno – se ancora in sede – vengono mantenuti alcuni giorni in più. Nel caso in cui invece non vi sia più alcun tramite con l’esterno, si procederà all’aspirazione della eventuale raccolta urinosa sotto guida ecografica o guida TC.
Consigli alla Dimissione dopo Intervento di Plastica del Giunto Pielo-Ureterale
Alimentazione
Potete mangiare tutto quello che desiderate non appena avete ripreso ad andare di corpo regolarmente; è bene bere circa due litri di acqua al giorno fino a che le urine non mostrino più tracce di sangue.
E’ accettabile un moderato consumo di alcolici.
E’ particolarmente importante variare la dieta arricchendola di frutta cotta e di frutta fresca – tipo kiwi – e verdura, al fine di evitare la stipsi. Come obiettivo il paziente dovrebbe cercare di andare di corpo una volta al giorno, al fine di evitare il formarsi di feci particolarmente dure che potrebbero causare difficoltà alla defecazione con conseguenti eccessive spinte addominali – potenzialmente nocive dopo un intervento chirurgico addominale. Se ciò non dovesse succedere, il paziente potrà provare ad assumere per bocca olio di vaselina oppure potrà utilizzare prodotti come Dieci Erbe, Laevolac, Agiolax, Pursenid o similari (raccomandiamo la lettura dei foglietti illustrativi di questi farmaci e di consultare sempre il proprio Medico Curante prima di utilizzare qualunque prodotto anche da banco).
Attività fisica
Dopo la dimissione dall’ospedale riprendete gradatamente e con buon senso la Vostra attività fisica. Potete passeggiare, salire e scendere dalle scale. La guida della macchina può generalmente essere ripresa 3 settimane dopo l’intervento.Ricordate però di evitare sforzi eccessivi, come ad esempio sollevare oggetti pesanti o eseguire esercizi intensi (ginnastica, golf, tennis, corsa), nel corso delle prime 4 settimane che seguono l’intervento. Infatti questo è il tempo necessario perchè si sviluppi un tessuto cicatriziale saldo sia a livello della ferita che nelle zone interessate dall’atto chirurgico. Dopo 4 settimane dall’intervento, potrete riprendere tutte le attività svolte prima dell’operazione.
La ferita
I punti della ferita cutanea possono essere rimossi dopo circa 8 giorni dall’intervento. Potrete fare una doccia a partire da 2 giorni dopo la rimozione dei punti (il bagno nella vasca è permesso dopo circa 20 giorni dall’intervento). In alcuni pazienti viene eseguita una sutura cutanea con tecnica intradermica e non è necessario rimuovere alcun punto di sutura.
Una minima parte dei pazienti può sviluppare una infezione di ferita. Questa si manifesta con la fuoriuscita dalla ferita di materiale limpido (siero) oppure di sangue frammisto a pus. Non preoccupatevi. Potrete farvi seguire dal Vostro Medico Curante oppure venire nei nostri ambulatori. Avvisateci sempre per un problema di questo tipo.
Trombosi venosa profonda
Dopo le prime 4-6 settimane dall’intervento, la più frequente complicanza che si manifesta nei pazienti (circa 1%) è la trombosi venosa profonda a carico di un arto inferiore. La comparsa di una trombosi venosa profonda può produrre dolore al polpaccio, gonfiore della caviglia o della gamba ed essere associata ad un arto arrossato e più caldo del controlaterale. Talvolta potrà comparire febbre. Questi trombi possono distaccarsi e raggiungere il polmone causando una patologia molto grave che si chiama embolia polmonare. Questa si manifesta con dolore toracico (specialmente dopo un respiro profondo), mancanza di fiato, improvvisa comparsa di debolezza e di senso di svenimento. E’importante riconoscere subito questi segnali e recarsi immediatamente in Pronto Soccorso. Avvisateci sempre per un problema di questo tipo.
Infezioni delle vie urinarie
Avvengono di rado. Si possono manifestare in svariati modi (bruciore dopo la minzione, urine torbide e maleodoranti, febbre, etc…). Se dovesse capitarvi consigliamo di eseguire un esame completo delle urine ed una urinocoltura con eventuale antibiogramma; qualora questo accertamento dovesse risultare positivo, Vi raccomandiamo di chiedere al Vostro Medico Curante una eventuale terapia antibiotica appropriata. Avvisateci sempre per un problema di questo tipo.
Sangue nelle urine
Questo può manifestarsi a causa della fuoriuscita di vecchi coaguli che erano presenti in vescica. Le urine generalmente rimangono rosse o rosate per qualche giorno dopo l’intervento. Una abbondante idratazione (bevendo almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno) potrà aiutare a rendere le urine chiare.
Dolore addominale
Il dolore addominale è frequente, e può essere localizzato lungo l’incisione chirurgica oppure laddove era collocato il tubo di drenaggio. Non preoccupateVi, perchè si risolverà spontaneamente. Cercate però di evitare quelle attività che ne favoriscano l’insorgenza.Per quanto riguarda i controlli futuri, Vi raccomandiamo di seguire attentamente tutto quanto vi è stato scritto nella lettera di dimissione che vi sarà consegnata.